Gli sciiti costituiscono una delle due grandi correnti dell’islam. Pur essendo decisamente minoritari rispetto ai sunniti – che comprendono quasi l’85% della popolazione musulmana – gli sciiti sono un gruppo decisamente consistente in termini numerici e rilevante a livello politico, soprattutto nelle regioni del Levante e del Golfo persico.
La parola shi’a, in arabo, significa “fazione” o “partito”. L’origine di questa importante corrente dell’islam risale proprio alla morte di Maometto (nel 632 d.C.). Il profeta lasciò infatti la comunità dei fedeli (‘Umma) da lui fondata senza nominare un successore, e ciò creò una controversia destinata ad avere un impatto fondamentale sul mondo musulmano. Il termine “sciita” iniziò così ad essere usato in riferimento a coloro che seguirono ‘Alì ibn Abi-Talib nelle guerre che egli combatté come califfo contro gli Omayyadi (la dinastia che regnò dal 661 al 750 d. C. sull’impero arabo inaugurato da Maometto e dai suoi successori).
Il conflitto che ha innescato la divisione tra sunniti e sciiti fu dunque originariamente incentrato sulla scelta del legittimo successore di Maometto, colui che avrebbe dovuto guidare la comunità musulmana. Secondo i sunniti, i successori di Maometto – i califfi – dovevano essere scelti tramite consenso da parte comunità musulmana. Gli sciiti, al contrario, consideravano ‘Alì – cugino e genero del profeta, nonché uno dei più antichi e pii credenti – come il legittimo successore. Oltre all’aspetto dinastico, i seguaci di ‘Ali facevano riferimento a una serie di eventi, tra cui un episodio che viene fatto risalire al 16 marzo 632, al momento del ritorno di Maometto dal suo pellegrinaggio d’addio alla Mecca: il profeta si fermò in un luogo nominato Ghadir Khumm, dove fece erigere un pulpito con delle selle; prese poi ‘Alì per il braccio, lo mise accanto a lui e annunciò che sarebbe stato il suo successore e il leader della comunità musulmana, proclamando: “O gente, sappiate che quello che Aaron era per Mosè ‘Alì è per me, non ci sarà nessun profeta dopo di me, e lui (‘Alì) è il mio guardiano (wali) per te dopo di me. Pertanto, per chiunque io sia il loro signore (mawla), ‘Alì è il loro signore (mawla)“.
Dopo la morte di Maometto, la comunità dei fedeli musulmani fu guidata dai califfi Rashidun – Abu Bakr (632–634), ʿUmar (634–644) e ʿUthman (644–656). Nel 656 ‘Alì diventò il quarto e ultimo califfo Rashidun, ma fu ucciso nel 661 nella moschea di Kufa da Abd al-Rahman ibn Muljam, membro di Kharigiti, una fazione che si distaccò dai seguaci di ‘Alì nel 657, in seguito al dissenso nato all’interno del califfato su questioni di successione, suddividendosi poi in ulteriori sette (tra le quali quella degli Ibaditi, una corrente religiosa tuttora esistente presente in particolare in Oman e in Algeria).
Oltre ad essere considerato il legittimo califfo, ‘Ali è venerato dagli sciiti come il primo Imam e come il primo martire. Nella dottrina sciita, l’Imam è colui che ha la facoltà di interpretare il Corano e la Sunna (intesa come la tradizione e la vita del Profeta), ed è considerato infallibile e impeccabile. Come nota Alessando Bausani, nell’islam sciita il profeta Maometto viene identificato come l’“Intelletto Universale” (aql-i kull), mentre l’imam è considerato come l’“Anima Universale” (nafs-i kull). Dopo la morte di ‘Alì il titolo di Imam passò prima a suo figlio maggiore Hassan – che divenne dunque il secondo Imam sciita – e poi, nel 680, a suo figlio minore Hussein, continuando in seguito la linea dei discendenti carnali del profeta fino a al dodicesimo Imam, Muhammad al-Mahdi – “l’Imam del tempo” – che secondo la tradizione sciita entrò in occultamento nell’874.
I personaggi più importanti e sacri per la dottrina sciita sono dunque i cosiddetti “cinque puri”, ovvero la Sacra Famiglia: il profeta Maometto, sua figlia Fatima, ‘Alì e i due figli di Fatima e ‘Alì, Hassan e Hussein. Queste figure sono anche note come la Ahl al-Bayt (letteralmente “gente della casa”): i componenti della famiglia di Maometto che incarnavano il carisma e le qualità spirituali che Dio che aveva posto in lui. La figura di Fatima è considerata dalle donne sciite come un simbolo della madre e della donna perfetta da seguire, mentre l’Imam Hussein è il santo più ricordato, per via della sua morte tragica nella battaglia contro l’esercito omayyade nella battaglia di Karbala del 680. La sua coraggiosa resistenza e il suo martirio vengono commemorati ogni anno nelle città sciite nel mese di Muharram del calendario islamico.
La fede sciita ha conosciuto nei secoli diverse divisioni. Al giorno d’oggi il termine “sciita” viene comunemente usato per indicare solo i duodecimani – attualmente il gruppo maggioritario – che si trovano in Iran, Iraq, Afghanistan, India e Siria. In generale, tuttavia, esistono almeno tre grandi gruppi sciiti: in ordine di apparizione storica, gli zaiditi, gli ismailiti e i duodecimani.
La sacra genealogia degli Imam sciiti iniziò come una singola linea e continuò fino su questo sentiero fino alla morte del quarto Imam, Zayd ibn ʿAli ibn al-Ḥussain, nel 712 – data della prima grande divisione tra gli sciiti. Gli sciiti zaiditi sono dunque sorti da un’altra controversia relativa alla successione del quarto Imam, e attualmente sono diffusi in particolare nello Yemen. Gli ismailiti, invece, sono il secondo gruppo più grande dopo i duodecimani. Come nel caso dei zaiditi, la separazione degli Ismailiti è avvenuta per questioni di discendenza. Ja’far al-Sadiq – il sesto Imam – nominò prima della sua morte, avvenuta nel 765, il suo primogenito Ismail come suo successore. In seguito alla morte prematura di Ismail, Ja’far cambiò la sua decisione in favore del secondo figlio Musa al-Kazim. Una parte dei credenti continuò tuttavia a considerare Ismail come il settimo Imam, per diritto di discendenza: per gli ismailiti il ciclo si è dunque chiuso con l’occultamento di Ismail, e i fedeli di questa corrente sono in attesa che il loro settimo Imam torni a palesarsi. È per questa ragione che gli ismaeliti sono anche noti come “settimani”. Essi fondarono, a partire dal nono secolo d.C., dei regni indipendenti in Medio Oriente, come quello di Fatimidi in Egitto. Sono tuttora presenti maggiormente in India, in Iran, nella regione del Pamir in Asia centrale, in Siria e nello Yemen. Anche tra gli ismailiti si crearono ulteriori frammentazioni, in particolare durante il regno del sesto califfo della dinastia fatimide (996-1021): tra le sette più famose sorte da questa scissione vi sono i bohara, i nizariti e i drusi. Attualmente il capo spirituale degli ismailiti è il Principe Karim al-Husayni Agha Khan IV, che appartiene al ramo dei nizariti.
Infine, gli sciiti duodecimani – ithna‛ashariyyah – riconoscono la successione di dodici (anziché di sette) Imam, venerando come già accennato il secondo figlio del sesto Imam, Musa al-Kazim, come legttimo settimo Imam. I duodecimani costituiscono attualmente la totalità degli sciiti in Iran e la maggioranza di quelli dell’India, della Palestina, dell’Iraq e della Siria. Secondo la dottrina duodecimana, l’ultimo Imam – Muhammad al-Mahdi – è in occultazione dall’874, e regnerà prima della fine del mondo e fino al “Giorno della Gloria”.
Le suddivisioni interne del mondo sciita hanno inoltre dato vita a diverse scuole giuridiche, tra cui le più famose sono la scuola Zaidi, la scuola Ismaili e soprattutto la scuola Ja’fari, che viene applicata in Iran.
Così come i sunniti, gli sciiti partecipano al pellegrinaggio annuale alla Mecca, in Arabia Saudita – un luogo che ogni musulmano dovrebbe visitare almeno una volta nella vita. Secondo gli sciiti esistono tuttavia anche altri luoghi sacri da visitare. Tra questi, i più importanti sono il Mausoleo di ‘Alì, nella città di Najaf, in Iraq, considerato anche il primo luogo per gli studi sullo sciismo; il Mausoleo dell’ottavo Imam Reza (‘Alì ibn Musa al-Reza) nella città di Mashhad, in Iran; la città di Qom, sempre in Iran, che oltre a essere un importante centro di studi e i seminari religiosi sullo sciismo, ospita anche il santuario della sorella dell’ottavo Imam, Ma’sumeh (Fatimah bint Musa); e il Mausoleo dell’Imam Hussein a Karbala, in Iraq.
Shirin Zakeri
[…] del mese di Muharram” (il primo mese dell’anno nel calendario lunare islamico). Per i musulmani sciiti, il gruppo minoritario della fede islamica rispetto ai sunniti, si tratta di un evento carico di […]
[…] di stampa Haghaye-ghe Ghafghaz, l’ayatollah Nouri Hamedani, l’autorità suprema del mondo islamico sciita, in risposta a una domanda da parte di alcuni fedeli azeri sulla questione del Nagorno-Karabakh, ha […]
[…] cugino e genero del Profeta – che potrebbero essere definiti come gli «antenati» degli odierni sciiti. Fu proprio a seguito della morte di Muhammad che ebbe origine la discordia all’interno della […]
[…] è stato Saddam Husain, rimasto al potere dal 1979 fino all’intervento statunitense del 2003. La maggioranza sciita nel paese mesopotamico è stata per decenni governata dalla minoranza sunnita. Nel mosaico […]