Il prossimo 23 giugno si svolgerà a Berlino la seconda Conferenza sulla pace in Libia. Questo secondo round sarà focalizzato sulle prossime tappe da raggiungere nel delicato processo politico avviato lo scorso ottobre a Ginevra con l’accordo sul cessate il fuoco tra le due fazioni rivali e che, pochi mesi dopo – a inizio febbraio 2021 – , ha visto la nascita del Governo di unità nazionale (Gnu), guidato dal premier Abdel Hamid Dbeibah, eletto nell’ambito del Libyan Political Dialogue Forum.
L’attenzione nella capitale tedesca sarà concentrata sui preparativi per le elezioni nazionali previste per il 24 dicembre prossimo e sul ritiro delle truppe straniere e dei mercenari dalla Libia, come concordato nell’accordo sul cessate il fuoco. «Io penso che dopo le elezioni, affinché si completi il processo di pace, sarà necessario un orizzonte temporale al momento non prevedibile, ed è importante che in quella fase non ci siano interferenze esterne, che non arrivino armi». Il Contrammiraglio Fabio Agostini, al comando della missione Irini, nell’intervista che ci concede è convinto che la Libia avrà bisogno di tempo anche dopo la tornata elettorale e che tutte le questioni aperte ancora sul dossier libico non saranno risolte in così poco tempo.
Quella del 23 giugno è la conseguenza del primo round svoltosi l’anno passato sempre in Germania, alla presenza dei due leader a capo delle fazioni rivali – l’allora premier Fayez al-Serraj per la parte occidentale e il feldmaresciallo Khalifa Haftar per quella orientale –, oltre ai rappresentati dei principali paesi europei e delle organizzazioni internazionali. Uno dei risultati di quella conferenza fu l’accordo sulla necessità di rendere effettive le risoluzioni delle Nazioni unite (Onu) che impongono l’embargo su armi e altri materiali di tipo bellico in Libia. Al fine di conseguire tale risultato il Consiglio dei Ministri degli Esteri europei, il 17 febbraio 2020, ha deciso il lancio di una nuova operazione militare congiunta per la gestione della crisi nel Mediterraneo e per dare concreta attuazione a quanto emerso dalla conferenza di Berlino. Su questi presupposti è nata l’operazione EUNAVFOR Med Irini, che si inquadra nell’ambito della Politica di sicurezza e difesa comune e prende il posto della precedente missione Sophia. Il Comandante dell’Operazione è, come detto, il Contrammiraglio Fabio Agostini che opera dal quartier generale messo a disposizione dall’Italia all’Ue situato all’interno dell’aeroporto militare “F. Baracca” a Roma. Irini è stata ufficialmente avviata il 31 marzo 2020. Nonostante le diverse difficoltà riscontrate fin dall’inizio delle sue attività con alcuni episodi di forte tensione e la reazione ostile di alcuni degli attori coinvolti nel conflitto libico, la missione europea è riuscita a svolgere un’attività intensa ed ottenere risultati importanti convincendo l’Ue a rinnovare il mandato dell’operazione per altri due anni.
Il rinnovo per altri due anni, fino al 31 marzo del 2023, del mandato dell’Operazione e la proroga della Risoluzione Onu 2292 del 2016 che garantisce per un ulteriore anno la possibilità di effettuare ispezioni ai mercantili sospettati di effettuare traffici di armi da e per la Libia, testimoniano l’importanza che l’Unione europea e la comunità internazionale danno alla Missione EUNAVFOR MED Irini e ai suoi obiettivi. Tale scelta, da un parte, può essere vista come certificazione dei risultati ottenuti dalla missione, ma, dall’altra, alcuni osservatori leggono in questa conferma il permanere di interferenze esterne nel paese libico, nonostante le buone notizie politiche che arrivano dalla Libia. Qual è la sua opinione?
In primo luogo, mi lasci dire, che tali importanti passi avanti nascono da un successo diplomatico e dalla forte volontà dei paesi membri dell’Unione europea, ma è anche chiaro che dietro ci sono l’efficacia e l’imparzialità dimostrate da Irini. Senza risultati non avremmo ottenuto né la proroga della risoluzione né del mandato di due anni. Questo conferma il valore di quanto fatto sino ad oggi dall’Operazione che, tuttora, resta l’unico attore internazionale che sta attuando l’embargo sulle armi delle Nazioni unite nei confronti della Libia in maniera efficace, equilibrata ed imparziale.
Le principali critiche subite dalla Missione sono rivolte al “mancato controllo” delle frontiere orientali e meridionali della Libia, che avrebbero in parte favorito il rifornimento di armi ad Haftar da parte dei suoi sostenitori. Ci sono chiaramente dei limiti operativi in tal senso.
Misurare quanto Irini sia efficace nel contesto Mediterraneo, come qualsiasi operazione marittima di questo tipo, è sempre molto difficile. Però io dico una cosa: da quando Irini è stata lanciata, c’è stato il cessate il fuoco, è ripresa la produzione di petrolio ed è stato stabilito un nuovo governo di unità nazionale che porterà alle elezioni. Noi non potremo mai sapere quanto Irini abbia contribuito, ma cosa sarebbe successo se non ci fosse stata? È chiaro che l’operazione ha anche una forte azione di deterrenza e di sicurezza marittima dell’area e questo è importante perché significa migliorare le condizioni di vita ed economiche dei libici e di tutta la regione e avere effetto sui traffici illeciti anche legati agli esseri umani. Irini non può essere considerata, come qualcuno erroneamente pensa, la soluzione di tutti i problemi del Mediterraneo o della Libia. Non è così e chi dice che è un fallimento è sicuramente in malafede. Siamo una parte importante, ma non l’unica, di un processo nato dalla conferenza di Berlino del 2020 che deve portare la pace in Libia attraverso diversi percorsi: politico, economico, sociale e militare. A memoria non ricordo nessuna crisi che si sia risolta senza i militari, ma è chiaro che nessuna crisi può essere risolta solo dai militari. Il nostro mandato è dettato dalla decisione del Consiglio dell’Unione europea che a sua volta si basa sulle risoluzioni Onu sull’embargo delle armi in Libia. Inoltre, i paesi membri dell’Unione europea hanno stabilito una serie di regole di ingaggio alle quali – naturalmente – ci atteniamo scrupolosamente. All’interno di questo quadro normativo possiamo e dobbiamo svolgere il nostro compito di attuare l’embargo sulle armi da e per la Libia. Voglio sottolineare che tutti i membri dell’Onu sono tenuti a rispettare le Risoluzioni del Consiglio di sicurezza cooperando affinché sia consentito all’Operazione Irini di condurre ispezioni a bordo di mercantili, sospettati di violare l’embargo. Se però, lo Stato di bandiera ci blocca, non possiamo salire sulle navi sospette e non possiamo ispezionarle. Irini comunque ha inviato 23 rapporti al panel di esperti sulla Libia, organismo istituito dall’Onu per monitorare la situazione sul terreno e verificare l’attuazione delle sue risoluzioni. I report prodotti sino ad oggi hanno segnalato violazioni dell’embargo sia nei confronti della Tripolitania che della Cirenaica da parte di diversi attori internazionali. Per questo motivo posso sostenere con il supporto di dati oggettivi che la missione è totalmente imparziale e bilanciata.
Quanto è importante lo scambio di informazioni, ad oggi minimo, con la Nato e gli Stati Uniti per il buon esito di missioni di questo tipo in un’area così delicata?
Nato ed Unione europea condividono sfide comuni, soprattutto nel cosiddetto “Fianco Sud”. Il tema della cooperazione tra Nato ed UE è diventato cruciale sin dal 2016 ed esistono varie forme di cooperazione. Al momento non esistono scambi di informazioni tra l’Operazione Irini e la Nato così come invece accadeva con l’Operazione Sophia. Un auspicabile accordo con la Nato aumenterebbe il livello di conoscenza dell’area d’operazioni da parte di entrambe e consentirebbe un maggiore monitoraggio sui traffici illeciti aerei e terrestri. Lo stesso si può dire per gli Stati Uniti con cui è auspicabile riprendere uno scambio di informazioni così come avveniva in precedenza. Speriamo che la nuova amministrazione e una diversa postura statunitense nel Mediterraneo possano giovare anche al ripristino della cooperazione con EUNAVFOR MED Irini.
Oltre al monitoraggio e alla raccolta di informazioni sull’export illegale di petrolio (problema che si presume possa continuare nonostante l’accordo politico raggiunto), Irini ha anche l’obiettivo di contrastare il traffico di essere umani. I dati di questi primi mesi dell’anno ci dicono che il fenomeno è in crescita. Come può essere affrontata la questione? E qual è il livello di collaborazione con la Guardia Costiera libica?
Osservando le statistiche sui flussi migratori nel mediterraneo centrale non possiamo che constatare un incremento delle partenze dalla Libia. Noi continuiamo a credere che il modo migliore per contrastare questo fenomeno vada ricercato nell’addestramento della Guardia Costiera e Marina libiche che dimostrano di essere attori importanti anche grazie all’addestramento fornito fino al marzo 2020 da EUNAFOR MED Sophia che ha preparato 477 militari libici. Di conseguenza, riteniamo che il nostro incarico secondario che afferisce all’addestramento della Guardia Costiera e Marina Militare libiche, che purtroppo non è ancora iniziato per impedimenti geopolitici, sia fondamentale per creare le condizioni necessarie affinché le autorità libiche diventino gradualmente autosufficienti per gestire da sole la sicurezza e contrastare i traffici illeciti di ogni forma nelle acque di responsabilità. Il nostro auspicio è di poter avviare, quanto prima, un dialogo con il Gnu per poter riprendere questa importantissima attività.
Il rapporto dell’Onu pubblicato l’8 marzo 2021 ha definito l’embargo in Libia come “totalmente inefficace”. Cosa ne pensa al riguardo? E cosa potrebbe fare la comunità internazionale per renderlo realmente efficace?
Grazie per questa domanda che mi permette di chiarire una cosa importante. Il rapporto a cui fa riferimento è stato scritto in gran parte utilizzando le informazioni fornite da Irini sulle violazioni dell’embargo sulle armi. L’affermazione che l’embargo non sarebbe stato effettivo si riferisce quindi al fatto che molti Stati membri dell’Onu sono responsabili del mancato rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza e non sull’efficacia dell’operazione Irini. Chiaramente, non dirò che Irini è perfetta. Possiamo fare molto meglio, ma abbiamo già ottenuto molto. Nonostante un contesto geopolitico complesso, caratterizzato dalle continue interferenze di attori esterni nelle dinamiche libiche e dalla crisi del Covid-19, satelliti, navi, aerei e velivoli senza pilota dell’UE hanno pattugliato il Mediterraneo centrale, indagando su oltre 3.350 navi, visitato più di 130 mercantili e condotto 14 ispezioni. Sono stati inoltre monitorati 16 porti e terminali petroliferi, 25 aeroporti e piste di atterraggio e circa 470 aerei sospetti diretti in Libia. Sono state avanzate 27 richieste ai Paesi europei per ispezioni in porto su mercantili sospetti. Si tratta di risultati notevoli per una missione che ha solo un anno di vita circa, considerando che abbiamo raggiunto la piena capacità operativa solo nel settembre 2020 a causa del difficile avvio dovuto alla pandemia.
Dopo le elezioni in Libia, Irini manterrà il ruolo attuale?
Il compito di Irini finisce nel momento in cui non è più necessario il supporto di una operazione militare per implementare il processo di pace in Libia e quando la Guardia Costiera e Marina libiche si dimostreranno capaci di svolgere autonomamente i rispettivi compiti all’interno delle acque di responsabilità. Tutti speriamo che il compito di Irini si esaurisca presto, ma l’Europa ha compreso che al momento per risolvere i problemi della Libia serve ancora tempo. Per questo il mandato è stato prorogato per ulteriori due anni. Io penso che dopo le elezioni, affinché si completi il processo di pace, sarà necessario un orizzonte temporale al momento non prevedibile, ed è importante che in quella fase non ci siano interferenze esterne, che non arrivino armi e che quella zona di mare rimanga sicura. Dunque credo che il compito di Irini non finirà con le elezioni anche per permettere alla Guardia Costiera e alla Marina libiche di diventare completamente autonome nel gestire la sicurezza nelle acque di giurisdizione.
Mario Savina
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