Tra il 17 e il 19 maggio di quest’anno, l’enclave spagnola di Ceuta in Marocco si è trovata sotto fortissima pressione da parte di una massa critica di circa 8000 migranti – donne e uomini, giovani e giovanissimi – determinati a entrare in questo piccolo avamposto spagnolo in territorio marocchino sia via terra che dal mare. A rendere ulteriormente spettacolare questa marea di disperazione umana è stata la copertura mediatica che ha documentato quanto stava avvenendo, ponendo l’attenzione sulla grande quantità di minori e bambini che, arrivati sulle coste di Ceuta, sono stati fermati dalla Guardia civile spagnola.
L’evento, tragico sia per le immagini che per la quantità di persone coinvolte, può essere interpretato anche come un messaggio politico con uno scopo ben preciso da parte del governo di Rabat. Negli ultimi anni, nonostante le politiche di buon vicinato alle quali Madrid e Rabat sono obbligate per ragioni economiche e di sicurezza regionale, le avvisaglie delle crescenti tensioni tra Marocco e Spagna sono state infatti frequenti, tra momenti di crisi aperta e fasi di tensione relativamente controllata. Possiamo ad esempio ricordare la crisi relativa all’“isola del Prezzemolo” nello stretto di Gibilterra nel luglio del 2002, che ha visto l’intervento delle forze militari spagnole per rivendicare la sovranità su questo piccolo lembo di terra rivendicato da Rabat. Anche più recentemente, nel gennaio del 2019, le tensioni tra Marocco e spagna si sono accese a riguardo della rivendicazione da parte del governo marocchino di una zona economica esclusiva (Zee) che si estende fino a 200 miglia nautiche al largo delle coste del Sahara occidentale verso le isole Canarie. Il governo di Rabat, attraverso il ministro degli Esteri Nasser Bourita, a suo tempo aveva dichiarato che il Marocco stava operando in conformità con il diritto internazionale, rivendicando legittimamente la propria sovranità per quanto riguarda le frontiere terrestri e marittime. Il governo spagnolo contesta queste affermazioni e teme tutt’oggi che Rabat annetta le acque territoriali delle isole Canarie all’interno della Zee. Considerando inoltre che il fondale marino potrebbe contenere importanti giacimenti di gas, petrolio e minerali, la questione ha riacceso ulteriormente le tensioni tra i due paesi. Sullo sfondo di queste controversie rimangono insolute le questioni riguardati le due enclavi spagnole di Ceuta e Melilla – ad oggi le più antiche colonie nel mondo – di cui il governo di Rabat rivendica la sovranità in virtù di una serie di fattori “storici”.
La crisi migratoria dello scorso maggio va inquadrata in questa cornice di tensione e negoziati tra i due paesi. Quest’ultimo capitolo nella saga delle difficili relazioni fra Marocco e Spagna è iniziato con il soccorso offerto dalle autorità spagnole a Brahim Ghali – leader del Fronte Polisario e capo delle forze che rivendicano il Sahara Occidentale, attualmente sotto il controllo di Rabat. Secondo Jeune Afrique, l’arrivo il 21 aprile di Ghali a Saragozza per cure dovute al contagio da Covid-19 peggiorante dall’età avanzata (74 anni) ha mandato su tutte le furie il governo marocchino, che ha percepito l’iniziativa spagnola come un atto ostile verso il regno. Il 24 aprile l’ambasciatore spagnolo a Rabat è stato convocato dal capo della diplomazia marocchina Nasser Bourita, il quale ha espresso “incomprensione ed esasperazione” e “chiesto chiarimenti” in un contesto di profondo disappunto per l’azione del governo iberico, ritenuta inspiegabile da Rabat.
Il governo spagnolo attraverso il proprio ambasciatore ha ribadito che l’accoglienza concessa al comandante del Fronte Polisario deve essere interpretata in una cornice strettamente umanitaria legata al suo stato di salute precario. Il governo marocchino ha tuttavia ritenuto queste risposte non giustificabili, tanto che il ministero degli Esteri di Rabat ha affermato in una nota che “Il caso di Ghali ha rivelato gli atteggiamenti ostili e le strategie dannose della Spagna nei confronti del Sahara marocchino” e in seguito ha richiamato la propria ambasciatrice, Karima Benyaich, da Madrid, con conseguente sospensione delle relazioni diplomatiche.
La crisi tra i due paesi è stata anche oggetto di una risoluzione del Parlamento europeo, che è stata approvata il 10 giugno. Nella risoluzione si accusa Rabat di fare dell’immigrazione uno strumento di pressione politica ai danni di Madrid – un’accusa prontamente respinta dal governo del Marocco. Va comunque notato che la risoluzione ha fatto emergere alcune divergenze a livello europeo: la risoluzione è stata infatti approvata con 397 voti favorevoli, 85 contrari e 196 astenuti. Pochi giorni più tardi la Lega araba – in contrapposizione con quanto avvenuto a livello Ue – ha votato una risoluzione che va in senso contrario, rinnovando il sostegno a Rabat. In questo giro d’accuse reciproche è da segnalare anche l’intervento dell’amministrazione statunitense guidata da Joe Biden, che ha chiesto ufficialmente ai due paesi di collaborare per risolvere assieme una crisi migratoria che appare sempre più grave.
Come già accennato, negli anni le relazioni tra Spagna e Marocco hanno attraversato momenti di tensione, che poi sono sempre state superate pacificamente in nome della realpolitik. La collaborazione tra Rabat e Madrid in ambito economico e di sicurezza è in costante aumento, e uno dei temi più delicati e importanti è l’immigrazione – basti pensare che nel 2020 i vari dipartimenti dei servizi di sicurezza del regno, tra cui la Marina reale, hanno arrestato 466 criminali collegati a 123 reti di traffico di esseri umani, fermato più di 9000 migranti irregolari diretti verso l’Europa. Il tema della sicurezza è di interesse fondamentale non solo per la Spagna ma per l’intera Unione europea. Il Marocco rimane un interlocutore privilegiato dell’Unione in diversi settori – dall’immigrazione alla sicurezza internazionale – e ciò conferisce a Rabat delle carte da giocare anche in relazione alle rivendicazioni nei confronti di Madrid.
Tuttavia, la crisi degli ultimi mesi non è come le altre: i tragici eventi di maggio non sono la causa delle tensioni, ma un sintomo della crescente insofferenza di Rabat nei confronti della posizione spagnola in relazione al Sahara Occidentale, dove Madrid dal 1975 in poi ha mantenuto una posizione di equidistanza rimandando la propria posizione a quella delle Nazioni unite. La situazione si è modificata in favore di Rabat dopo il riconoscimento della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale da parte dell’amministrazione Trump, uno sviluppo che ha portato molti altri paesi a seguire l’esempio americano. Il governo marocchino auspica che la Spagna modifichi la propria posizione uscendo dall’ambiguità della formulazione delle Nazioni unite – che classifica il Sahara Occidentale come un territorio senza governo.
Le tensioni attuali tra i due paesi potrebbero alla lunga portare a conseguenze piuttosto negative, come la revisione di alcuni accordi di cooperazione, tra i quali il Maritime Fishing Agreement (un accordo che permette ai pescherecci spagnoli di operare a ridosso delle coste marocchine), e persino al mancato rinnovo delle concessioni del gasdotto che porta il gas algerino in Spagna passando per il Marocco, in scadenza il prossimo novembre – senza una rapida soluzione potrebbe insomma aprirsi una crisi senza precedenti tra i due paesi.
Dall’altra parte Madrid osserva con sospetto il consistente aumento delle spese militari di Rabat. Un Marocco più armato e assertivo potrebbe infatti indebolire l’influenza di Spagna e Francia nel Magreb. Da questo punto di vista, forse, si spiega anche il ritiro della Spagna dalle esercitazioni militari internazionali “African Lion 2021”, che si sono svolte dal 7 al 18 giugno sotto la guida degli USA e hanno coinvolto anche il Marocco.
Ragionevolemente, anche questa volta le tensioni tra Madrid e Rabat rientreranno, in nome dei comuni interessi che legano Marocco e Spanga. Tuttavia lo scontro politico degli ultimi mesi sembra aver preso una traiettoria diversa dalle crisi precedenti. Il rinnovato ruolo del governo di Rabat nel continente africano, il miglioramento delle relazioni internazionali e la volontà di giocare un ruolo diplomatico più importante, hanno aumentato gradualmente le ambizioni del regno alawita. D’altra parte la Spagna non intende fare passi indietro né in relazione alle rivendicazioni marocchine su Ceuta e Melilla, né per quanto riguarda le pressioni per modificare la politica verso la questione del Sahara Occidentale.
Mohamed El Khaddar