L’acqua non è una risorsa come tutte le altre. Non solo perché è essenziale per gli essere umani, e per la vita in generale, ma anche perché è sempre più al centro delle politiche e degli interessi dei diversi attori internazionali. Negli ultimi anni, a causa dello sfruttamento dell’oro blu, si sono registrati sempre più tensioni e, in alcuni casi, conflitti tra Stati. Lo sfruttamento unilaterale di una risorsa condivisa può causare la nascita di crisi diplomatiche, ma può anche essere all’origine del degrado della fonte alla base della disputa. In futuro, quasi sicuramente, il paese con le maggiori riserve idriche avrà una posizione di forza rispetto agli altri soggetti.
In Potere Blu. Geopolitica dell’acqua nel Mediterraneo (edito da Bordeaux, € 18,00) – il nuovo volume a cura di Francesco Anghelone, coordinatore dell’Osservatorio sul Mediterraneo – viene affrontato il tema dell’acqua come risorsa strategica per lo sviluppo, come strumento di potere, oltre che motivo di diverse controversie, nate proprio per l’accaparramento di tale bene. Il libro – arricchito dalla prefazione di Paolo Sellari, professore e direttore del Master in Geopolitica e Sicurezza Globale alla Sapienza Università di Roma – raccoglie i saggi di Matteo Marconi (docente di Geopolitica del mare alla Sapienza), Stefano Valente (dottore di ricerca e autore di diverse pubblicazioni sull’area Mena) e Alexandre Brans (studioso e ricercatore).
L’area Mena (Nord Africa e del Medio Oriente) è forse quella dove maggiormente emerge il ruolo che l’acqua ha nell’influenzare i rapporti di potere. La crescita della domanda, associata alla crescita demografica, stanno condizionando i rapporti tra gli Stati presenti nella regione, oltre che essere motivo di contrasti anche a livello locale. L’obiettivo che si pone Potere blu è quello di mettere in discussione quelli che sono i luoghi comuni sull’’idrogeopolitica (come la definisce Sellari: una sintesi quasi perfetta di geografia fisica e umana, politica) all’interno del contesto del Mediterraneo allargato, area storicamente interessata da importanti fenomeni di stress idrico. Lo fa analizzando il tema da tre prospettive diverse. Nel primo saggio si analizza la geopolitica dell’acqua relativamente al conflitto tra Israele e Palestina, sottolineando come, in tale contesto, la risorsa idrica diventi uno strumento di potere e di controllo del territorio. Nel secondo saggio si dà spazio all’area del Golfo Persico: nello specifico si sottolinea come la gestione delle risorse idriche e gli ingenti investimenti nel settore si ripercuotano sulla legittimazione del “sovrano” all’interno del contesto statale e siano motivo di condizionamento nel più ampio contesto regionale. Infine, nella terza parte si tratta la geopolitica del fiume Nilo, analizzando i rapporti tra i paesi a monte e quelli a valle ed evidenziando come i primi – grazie alla loro posizione geografica – siano avvantaggiati rispetto ai secondi. Tuttavia, il diritto internazionale impone dei vincoli con cui fare i conti.
Il volume, in conclusione, è un utile apporto al dibattito su un tema importante come quello dell’idrogeopolitca. Un dibattito che necessità della giusta attenzione dato che “l’acqua non rappresenta una semplice risorsa ma una manifestazione di potere”.
Mario Savina