Dal 6 al 30 giugno scorso si è svolta la più importante esercitazione militare sul continente africano: l’edizione 2022 dell’African Lion. Il comando americano sul continente (Africom) e il Regno del Marocco, come oramai accade dal 2004, sono stati i protagonisti della sessione simulata. Novità di quest’anno è stata la decisione di svolere l’esercitazione sul territorio di altri paesi: Tunisia, Senegal e Ghana. Nel dettaglio l’African Lion 2022 ha coinvolto 13 paesi, tra cui Brasile, Chad, Francia, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito, più di 7500 soldati, la metà dei quali appartenenti alle forze armate americane. Il programma ha avuto un costo di 36 milioni di dollari e ha visto impiegati complessivamente più di 80 velivoli militari tra elicotteri e caccia, oltre a unità della marina e a mezzi di terra. L’esercitazione, oltre ai paesi partecipanti, ha visto coinvolti 28 Stati invitati come osservatori, tra questi alcuni membri della Nato, dell’Unione africana (Ua) e, per la prima volta dopo gli Accordi di Abramo, Israele. Il Regno Alawita, come paese co-organizzatore, oltre ad avere un ruolo di spicco, ha coinvolto praticamente il paese nella sua interezza. Difatti, le esercitazioni sul territorio marocchino, che si sono svolte dal 20 al 30 giugno, hanno avuto luogo a Kenitra, Agadir, TanTan, Taroudant e Mehbès. Come indicato dalla nota del comando delle forze armate statunitensi, l’African Lion 2022 è stata un’esercitazione multilivello che ha coinvolto forze di terra, di aria e di mare: addestramenti con mezzi pesanti coadiuvati dall’aeronautica militare americana e dalle forze armate del Regno del Marocco.
Oltre all’addestramento strettamente militare, parte del programma è stata dedicata alla preparazione di operatori con capacità e competenze di decontaminazione NRBC (nucleare, radiologico, biologico e chimico). Il personale militare con competenze NRBC è funzionale alla prevenzione di attacchi di natura chimica, nucleare e batteriologica, sia in conflitti tradizionali che asimmetrici. Infine, parte importante è stata dedicata alla lotta contro le organizzazioni criminali, gruppi estremisti e formazioni irregolari presenti nella regione del Sahel. L’obiettivo delle operazioni congiunte, come afferma il generale Stephen J. Townsend alla guida di Africom, è quello di migliorare il livello di preparazione, delle competenze delle forze armate che vi partecipano e rafforzare il coordinamento tra gli alleati.
L’African Lion 2022 è stata un’esercitazione che non si è limitata alle forze di terra e di aria. In una logica di deterrenza in una zona ad alta tensione come il Sahel e il Sahara Occidentale rimangono fondamentali le capacità di sorveglianza dei mari. In questo contesto, la United States Navy ha organizzato due tipi di esercitazioni navali che si sono svolte nell’Oceano Atlantico, a largo della costa marocchina di fronte a Agadir, e nel Mediterraneo meridionale a Gabes sulla costa tunisina. La US Naval Forces Africa (NAVAF), con base a Napoli, ha coadiuvato le operazioni di addestramento per sviluppare le capacità degli alleati tese a garantire la sicurezza della regione euro-atlantica e mediterranea. Nello specifico, le esercitazioni della marina hanno attuato manovre multiple, sbarchi con anfibi ed attività di interdizione marittima. I mezzi utilizzati durante le esercitazioni sono stati: un cacciatorpediniere della classe USS Arlington (LPD-24), la San Antonio-Class, un’unità della marina militare per trasporto di mezzi anfibi, assieme al pattugliatore Poseidon e ad aerei di ricognizione.
Da un punto di vista più strettamente politico, le relazioni tra Rabat e Washington sono solide ormai da decenni. Il Regno, peraltro, è stato tra i primi paesi ad aver riconosciuto la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti nel 1776. I legami politici tra i due paesi si sono rafforzati durante il Secondo conflitto mondiale, con l’Operazione “Torch” del 1942; lo sbarco dell’esercito alleato sul territorio marocchino ha contribuito al consolidamento di queste relazioni nei decenni successivi. Per il Marocco, gli USA rimangono un partner strategico, non solo da un punto di vista politico, ma soprattutto militare. Negli ultimi 10 anni, il governo americano ha venduto armamenti per 10 miliardi di dollari al Regno marocchino. Rabat gode oltretutto di una via “preferenziale” per l’acquisizione di sistemi d’arma americani, grazie allo status di alleato migliore non membro della Nato. Nel 2015 il Regno acquistava il 100% dei propri armamenti proprio dagli Stati Uniti. Nel 2019 la nuova politica di diversificazione adottata dal ministero della Difesa marocchino, ha spostato di poco questa tendenza: gli Usa, con il 91% delle esportazioni militari, rimangono infatti centrali per l’acquisto di sistemi d’arma da parte del paese maghrebino.
Inoltre, il Regno ha aumentato notevolmente la propria spesa militare: 4,8 miliardi di dollari nel 2019, con un aumento rispetto al 2011 del 54%. La spesa marocchina per l’acquisto di sistemi d’arma americani in questi ultimi anni ha compreso 25 aerei militari F-16 ed equipaggiamenti associati per un valore di 3,8 miliardi di dollari e l’ammodernamento della propria flotta di caccia F-16 per un valore di 985 milioni di dollari. Inoltre il Dipartimento di Stato americano ha acconsentito la vendita al Marocco di 36 elicotteri d’attacco Apach AH-64E per un valore di 4,25 miliardi di dollari. Per quanto riguarda i blindati, l’ultimo accordo siglato ha un valore di 240 milioni di dollari. Di converso, da un punto di vista strategico, il Regno assume per gli Stati Uniti un ruolo di alleato fedele nella regione nordafricana. Washington considera Rabat, infatti, un partner durevole nel tempo. Le relazioni tra i due paesi non si limitano al mero campo strategico, si estendono anche in quello e economico e della cooperazione.
Come già osservato, le relazioni tra i due paesi affondano le proprie radici in un passato lontano e oggi possono essere definite di stretta collaborazione e mutuo sostegno. L’amministrazione Biden colloca il Regno in una posizione di continuità con le precedenti amministrazioni. La relazione Usa-Marocco si sviluppa su più livelli: stabilità regionale, contrasto al terrorismo nelle sue molteplici forme, rafforzamento dell’intercambio commerciale e, infine, sostegno e sviluppo nel percorso di riforma del paese maghrebino. Nel 2004 i due paesi hanno firmato lo USA-Morocco Free Trade Agreement che consente investimenti e scambi più stretti e convenienti in diversi settori economici. A tal proposito, la FY2021 (State Department annual Congressional Budget Justifications) ha stanziato 41 milioni di dollari per aiuti atti a sostenere e migliorare il Marocco nelle sue riforme relative al sistema educativo, alla governance locale e al settore della difesa. Nell’anno corrente il Congresso statunitense ha approvato la continuazione del programma di aiuti per un valore di 36 milioni di dollari.
L’African Lion 2022 rimane per quest’anno l’esercitazione militare più importante avvenuta sul continente africano. Le operazioni militari, oltre al mero scopo addestrativo, contengono un messaggio e un chiaro indirizzo politico. In primo luogo, la solidità dell’alleanza tra Rabat e Washington. In secondo luogo, il Regno intende avvisare la vicina Algeria di essere pronto a difendere i propri interessi nazionali, partendo proprio dal rafforzamento della propria posizione sulla questione del Sahara Occidentale. Gli Stati Uniti, con questa esercitazioni, fanno sentire la propria vicinanza e presenza in Africa occidentale, anche se gli interessi primari da qualche tempo guardano più verso il Pacifico. L’addestramento e la presenza militare in Africa sono una risposta all’attivismo russo nella regione del Sahel attraverso il Gruppo Wagner. Con la conclusione dell’Operazione Barkhane e la relativa fine della presenza militare di Francia, Canada e di altri paesi europei in Mali, si sono aperti nuovi spazi di manovra e di penetrazione delle forze di Mosca nella regione. La presenza russa in Africa sub-sahariana, non è però l’unica. Pechino, attraverso una penetrazione economica crescente negli ultimi anni, ha mostrato il proprio interesse verso il Sahel e la regione in generale. La competizione tra Cina e Russia da una parte, e gli Stati Uniti con i propri alleati dall’altra, sta coinvolgendo pienamente l’intero continente nero. Infine, l’accentuarsi del disordine internazionale, evidenziato anche dal conflitto in Ucraina, pone il Mediterraneo, con le sue crisi politiche ed economiche, al centro di tensioni crescenti. Il Mar Bianco Mediano – come viene chiamato il Mediterraneo dagli arabi -, continua ad essere, quindi, luogo di interesse globale.
Mohamed el Khaddar
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