Il ruolo della Lega Araba e la riammissione della Siria di Assad

Il mese scorso la Lega Araba ha votato positivamente per il ritorno della Siria tra i suoi membri dopo ben dodici anni di assenza. Sebbene al momento questo voto abbia principalmente un valore simbolico, esso ha di certo un importante impatto sull’apertura nei confronti del governo di Damasco, sia a livello regionale che internazionale. Tutto ciò avviene nel momento in cui i rapporti tra due delle principali potenze regionali, Arabia Saudita e Iran, sono ripresi dopo diversi anni, e in seguito alla riconferma alla Presidenza della Turchia di Erdoğan per un altro mandato. La normalizzazione delle relazioni tra paesi arabi e Siria potrebbe offrire un segnale di pace nella regione, sebbene ancora incerto e fragile.

La bandiera della Lega araba. Fonte: Wikimedia.com

Nel 1944, quando la Seconda guerra mondiale stava per volgere alla fine, tutti i paesi arabi iniziarono a discutere sull’aumento della cooperazione tra nazioni arabe e sul sostegno agli sforzi della Palestina per resistere alla crescente presenza ebraica nella regione. Nell’autunno del 1944, i rappresentanti di cinque di queste nazioni – Egitto, Iraq, Libano, Siria e Transgiordania – si incontrarono ad Alessandria d’Egitto e mossero i primi passi per organizzarsi in un’unione politica e stabilire una posizione chiara sulla questione palestinese. Nel documento che firmarono il 7 ottobre 1944 chiamato Protocollo di Alessandria, chiarirono che, sebbene si rammaricassero del destino inflitto agli ebrei europei dalle dittature del Vecchio continente, la questione degli ebrei europei sopravvissuti non doveva essere confusa con il sionismo. Affermarono, inoltre, che la soluzione del problema degli ebrei europei non doveva comportare ingiustizie verso gli arabi palestinesi.

Successivamente a questo primo Protocollo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la Lega araba fu fondata al Cairo il 22 marzo 1945, in risposta all’interesse di altri paesi arabi e come conseguenza del rafforzamento del panarabismo e nazionalismo arabo, in ascesa sin dall’inizio del Ventesimo secolo. Gli Stati membri fondatori della Lega furono Egitto, Siria, Libano, Iraq, Transgiordania (ora Giordania), Arabia Saudita e Yemen. Attualmente la Lega conta 22 membri. Ogni membro ha un voto nel Consiglio e le decisioni sono vincolanti solo per gli Stati che le hanno votate.

Gli obiettivi originali della Lega araba erano quelli di rafforzare e coordinare i programmi politici, culturali, economici e sociali dei propri membri, nonché di mediare le controversie tra di loro o con terze parti. Inoltre, cinque anni dopo la sua fondazione, venne firmato un ulteriore accordo sulla difesa congiunta e sulla cooperazione economica. Uno dei primi interventi militari promosso dalla Lega fu quello a sostegno della causa palestinese: in risposta al Piano di spartizione delle Nazioni unite per la Palestina del 1947, la Lega araba tenne una serie di riunioni che si conclusero con la decisione di invitare gli eserciti arabi a intervenire in Palestina per difenderne il territorio e il popolo. Ciò portò alla prima guerra arabo-israeliana del 1948.

Nel 1964 la Lega concesse all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) lo status di osservatore come rappresentante di tutti i palestinesi, elevato poi a piena membership nel 1976.

Guerra dello Yom Kippur – Moshe Dayan visita le forze israeliane nel Canale di Suez, 1973. Fonte: Wikimedia.com

In seguito alle diverse guerre tra Stati arabi e Israele, in particolare dopo la Guerra dei Sei giorni del 1967 e la Guerra del Kippur del 1973, la Lega araba affrontò una grave crisi quando l’Egitto firmò separatamente un trattato di pace con Israele a Camp David nel 1979. In seguito alla ratifica del trattato di pace, Israele restituì all’Egitto il territorio della penisola del Sinai, occupato durante la guerra del 1967. Di conseguenza, il vertice della Lega a Baghdad decise di sospendere la membership dell’Egitto e di spostare la propria sede in Tunisia. Fu la prima volta che un non egiziano venne nominato Segretario generale della Lega e che uno dei membri fondatori venne estromesso dalle decisioni per oltre dieci anni. Durante gli anni Ottanta, la Lega araba non prese più decisioni militari o di supporto nel contesto delle tensioni tra Israele e la Palestina e tra Israele e Libano.

Nel 1990, con l’invasione irachena del Kuwait, la divisione tra i paesi arabi divenne ancora più evidente e causò un’altra crisi all’interno dell’organizzazione, che condannò l’invasione e invitò l’Iraq a ritirare immediatamente le sue truppe.

Da un punto di vista economico, al vertice tenutosi al Cairo nel 1996 fu deciso di incaricare il Consiglio economico e sociale di accelerare l’istituzione di un’ampia area di libero scambio araba. Il Consiglio aveva già elaborato un programma esecutivo per l’istituzione di tale area per un periodo di dieci anni, a partire dal 1° gennaio 1998. Il vertice di Amman del 2001 fu anche definito “vertice economico” e adottò l’iniziativa egiziana di tenere la prima conferenza economica araba al Cairo nel novembre 2001 con lo slogan “migliorare le prestazioni delle economie arabe”.

In particolare, dopo gli attentati dell’11 settembre, mentre cresceva la pressione da parte degli Stati Uniti e a livello internazionale per contrastare il fenomeno del terrorismo e dell’estremismo violento provenienti dal Medio Oriente, il re saudita Abdullah presentò al vertice della Lega del 2002, a Beirut, l’iniziativa di pace araba, un piano globale per porre fine al conflitto arabo-israeliano. Il piano fu respinto da Israele in diverse occasioni proposte dalla Lega, nel 2007, nel 2015 e nel 2018.

Nel 2004 venne inserito formalmente nelle convenzioni della Lega un impegno per il rispetto del diritto internazionale relativo al tema dei diritti umani, ratificato nel 2008, quando alcuni membri adottarono la Carta araba dei diritti umani, basata sull’identità nazionale degli Stati arabi e sul loro senso di appartenenza a una civiltà comune.

Grande manifestazione a Homs contro il regime di Al Assad, 18 aprile 2011. Fonte: Wikimedia.com

Certamente, il destino di molti membri della Lega è cambiato dopo le rivolte popolari conosciute come “Primavere arabe”. Nel 2011 la Lega votò per sospendere la Siria in risposta alle continue violenze nel paese, escludendo così uno dei portabandiera del nazionalismo arabo, la Repubblica araba siriana, dall’organismo impegnato per l’unità araba. A differenza di altri cambiamenti, come la rivolta popolare in Tunisia o in Egitto, dove i militari tornarono al potere, questa decisione fu piuttosto controversa, così come l’allineamento di alcuni paesi del Golfo persico con l’Arabia Saudita.

Il ritorno della Siria tra i membri della Lega ha aperto alla possibilità di una nuova unione tra i paesi arabi, sebbene questa ipotesi risulti sospesa soprattutto alla luce della crisi politica in Libia, a proposito della quale, nell’ultimo incontro dei diplomatici e dei rappresentanti della Lega araba tenutosi nel gennaio 2023 nella capitale Tripoli, è stata messa in discussione la legittimità dell’attuale Governo di unità nazionale con sede nella capitale dell’ex colonia italiana.

Il reintegro della Siria all’interno dell’organizzazione ha un significato non solo per il mondo arabo, ma anche a livello regionale, in particolare rispetto alla Turchia, all’Iran e alla questione curda. Inoltre, implica la normalizzazione delle relazioni diplomatiche con il governo di Damasco e l’accettazione di Bashar Al-Assad come leader della Repubblica araba siriana, nonostante il dissenso di alcuni paesi arabi come Qatar e Kuwait. La scelta ha anche aumentato le tensioni tra i diversi gruppi di opposizione e le organizzazioni per i diritti umani, a causa dei crimini di guerra commessi dal governo di Assad. In un’intervista ad Al-Jazeera, il presidente della Lega araba ha dichiarato che “la crisi siriana ha avuto effetti molto negativi sui paesi vicini e sulla regione e in particolare i paesi arabi ritengono che questa situazione debba essere risolta. Questo è il motivo per cui siamo arrivati a questo punto”. D’altro canto, questa decisione è avvenuta mentre le due potenze regionali, Arabia Saudita e Iran, avevano appena visitato Damasco e avevano concluso vari accordi in ambito energetico e politico-economico.

Shirin Zakeri

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