La fine del 2021 è giunta per la Grecia con poche sostanziali novità sul piano politico. Tra di esse, tuttavia, possiamo segnalare la recente morte dell’ex presidente della Repubblica Karolos Papoulias, avvenuta il 26 dicembre, poiché ha contribuito, almeno formalmente, ad un riavvicinamento tra il partito di governo, Nuova Democrazia, e il Kinal (Movimento per il cambiamento, che ha raccolto l’eredità del Movimento Socialista Panellenico-Pasok). I due partiti, infatti, nei rispettivi comunicati stampa commemorativi della figura di Papoulias hanno concordemente criticato un episodio avvenuto oltre dieci anni fa, durante le prime fasi della drammatica crisi economica, politica e sociale che ha investito il paese. Si tratta, nello specifico, della cancellazione a Salonicco delle celebrazioni per la giornata del “Grande No”, ovvero degli ormai tradizionali festeggiamenti ufficiali di quell’avvenimento storico nel quale i greci rifiutarono l’ultimatum dell’Italia fascista del 28 ottobre 1940. Gruppi di persone manifestarono con estrema violenza la loro opposizione alle misure del governo e alla presenza del presidente Papoulias, accusando quest’ultimo di tradimento dei valori fondanti del suo partito e costringendolo a interrompere la sua partecipazione alla manifestazione che venne anche cancellata come conseguenza dei tumulti. Nuova Democrazia e Kinal hanno ricordato alla stessa maniera l’episodio attribuendone le cause all’azione politica del Syriza. La stampa greca ha letto questa ritrovata concordia politica anche come un tentativo di ricordare un presidente, membro storico del Pasok, che venne proposto alla sua alta carica dall’allora primo ministro Karamanlis, leader di Nuova Democrazia, a simboleggiare una collaborazione ormai consegnata alla storia, indubbiamente, ma con un certo interesse anche per il prossimo futuro. Questa interpretazione proposta da alcuni cronisti greci smentirebbe, però, le iniziali prese di posizione del nuovo leader del Kinal, Nikos Androulakis, succeduto alla ex presidentessa del Movimento, Fofi Ghennimata, morta precocemente il 25 ottobre scorso. Androulakis aveva infatti da subito attaccato il governo di destra per la sua gestione della pandemia facendo presagire una netta contrapposizione con Nuova Democrazia.
Un futuro politico, per la Grecia, nel quale sembra riproporsi con forza la questione delle elezioni anticipate in primavera o inizio d’estate, secondo ultime valutazioni del governo in carica. Il fatto nuovo e significativo è che esse siano state formalmente richieste anche dal leader del primo partito di opposizione, Alexis Tsipras, che, per la prima volta in questo mandato del governo, ha chiesto le dimissioni dell’esecutivo e il ricorso alle urne (20 dicembre). Alcuni analisti greci hanno interpretato la richiesta di Tsipras come l’avvio di una nuova strategia politica più aggressiva e volta a raggruppare attorno al suo partito tutte le forze del centro-sinistra.
Ma qual è, attualmente, l’orientamento dei cittadini greci di fronte a tali questioni politiche e, più in generale, al nuovo anno che è appena iniziato? Due sondaggi possono aiutarci a fare un po’ di luce su tali questioni. Il primo, recentissimo, dell’agenzia Prorata mostra che il 44% del campione si è detto favorevole ad elezioni anticipate, mentre il 51% è contrario. Un secondo e ben più ampio sondaggio raccolto dalla società demoscopica Alco su commissione dell’agenzia Open, elaborato su un campione di mille persone in tutto il Paese e durato cinque giorni (13-18 dicembre scorsi), ci mostra un quadro tanto interessante quanto incerto delle aspettative dei greci per il nuovo anno.
Per prima cosa la differenza tra i due primi partiti in Parlamento nelle intenzioni di voto è superiore a dieci punti percentuali (11,5%). Nel dettaglio, Nuova Democrazia si attesta su un 32,6%, Syriza 21,1%, Kinal 13,6%, KKE (Partito comunista) 5,4%, Elliniki Lysi 3,6%, MeRa25 3,5% e Alba Dorata 2,1% con un 12,9% di indecisi. Per quanto concerne il miglior primo ministro, i greci considerano ancora l’attuale premier Kyriakos Mitsotakis il candidato migliore (38%), per il 33% del campione non c’è, nel panorama politico attuale, un valido candidato a primo ministro, il 23% lo identifica in Alexis Tsipras e il 20% non sa o non risponde.
Sempre in ambito politico il 32% degli intervistati vede in una luce più positiva il Kinal dopo l’elezione di Androulakis, mentre il 24% ha una opinione negativa del Movimento dopo il recente cambio di leadership.
Come anticipato, il sondaggio va a toccare anche tematiche più ampie e allo stesso tempo più specifiche. Il 63% del campione non ritiene soddisfacente la gestione del governo della pandemia, il 33% è soddisfatto e il 4% non sa o non risponde. È interessante osservare il fatto che nel periodo maggio-novembre 2020 i greci soddisfatti della gestione della crisi pandemica erano superiori in numero rispetto agli scontenti, rapporto che dal novembre 2020 si è ribaltato per rimanere prevalentemente attestato sugli scontenti. Una domanda particolarmente scottante è quella sulla necessità di imporre una multa mensile a tutti i cittadini over60 non vaccinati: il 44% si è detto favorevole a fronte di un 48% di contrari e di un 8% di indecisi. Il dato interessante è che la percentuale di favorevoli supera la soglia della metà (53%) se si considera quella parte di campione di età superiore ai 60 anni contro un 37% di contrari nella stessa fascia di età.
Il quotidiano economico “Naftemboriki” ha cercato di riassumere l’anno che sta per concludersi dal punto di vista dei cittadini greci e ha così evidenziato alcuni elementi caratterizzanti il 2021. In primo luogo, e in maniera piuttosto prevedibile, la pandemia con le sue varianti ha costituito la principale preoccupazione per i greci. L’incremento generalizzato e severo dei prezzi di merci e materie prime al consumo ha rappresentato il secondo elemento caratterizzante l’anno in corso per i cittadini ellenici. Preoccupazioni e timori sono stati alimentati anche dai rincari sul versante energetico a seguito delle manovre geopolitiche sul prezzo dell’energia che mettono a dura prova le capacità sia della Grecia che di tutta l’Unione Europea. Infine, ma non per questo meno significative, a preoccupare l’opinione pubblica ellenica, anche le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico, che mostra ormai i suoi effetti anche in quei paesi ricchi dell’Occidente che tanto indifferenti o noncuranti della crisi ambientale sono stati negli ultimi decenni.
Qual è stata, invece, la principale aspettativa dei greci per il 2021? Anche qui la risposta è abbastanza prevedibile poiché i greci si aspettavano la fine della pandemia grazie alle vaccinazioni generalizzate, speranza che è stata poi frustrata durante il corso dell’anno. Ad accompagnare il risentimento generale per il mancato soddisfacimento di questo obiettivo tanto auspicato è giunta anche la polarizzazione sociale tra vaccinati e non vaccinati. In conclusione, come sottolinea in maniera sostanzialmente condivisibile “Naftemboriki” con due efficaci metafore, il 2021 è stato percepito dai greci come un anno vissuto sulle montagne russe o su di un ascensore che sale e scende di continuo senza alcun piano di riferimento a cui fermarsi. Incertezze e preoccupazioni per il futuro, in primis sul piano economico e sociale sembrano, allo stato attuale delle cose, far propendere la maggioranza della popolazione greca verso la ricerca di stabilità politica, propensione incentivata certamente anche dal pressoché completo controllo dell’informazione da parte della maggioranza stessa di governo. Si chiude così per la Grecia l’anno che ha costituito il duecentesimo anniversario dall’indipendenza e dalla nascita del moderno Stato greco. Un’importante ricorrenza vissuta sottotono a causa del diffuso clima di incertezza, inquietudine e paura che ha accompagnato il passaggio dal vecchio al nuovo anno in Grecia.
Rigas Raftopoulos