Cipro, ormai da tempo, è al centro di una contesa tra Nicosia e Ankara per accaparrarsi le gigantesche risorse di gas scoperte attorno all’isola di Afrodite. Nonostante le tensioni nate con l’Unione europea, di cui la Repubblica di Cipro è membro dal 2004, la Turchia ha annunciato che proseguirà le sue perforazioni esplorative al largo delle coste cipriote. Questo nuovo scontro arriva in una fase di forte tensione nei rapporti tra Ankara e i suoi partner occidentali, a cominciare da Washington. D’altra parte gli stessi Stati Uniti sono coinvolti nelle esplorazioni, per conto del governo greco-cipriota, tramite il gigante dell’energia, ExxonMobil.
Da alcuni anni, le scoperte di giacimenti di gas al largo dell’isola suscitano grandi speranze per l’impatto positivo che potrebbero avere per Nicosia. La possibilità di diventare un paese produttore di gas potrebbe, infatti, consentire all’isola di risollevarsi dalle dure conseguenze della crisi finanziaria del 2007. Inoltre, la scoperta di questi giacimenti potrebbe rappresentare una carta importante da giocare per la Repubblica di Cipro nei rapporti intraeuropei. Il gas cipriota potrebbe infatti rappresentare un tassello importante nel raggiungimento dell’ambita diversificazione energetica da parte dell’Unione europea.
Per il ministro dell’energia cipriota, Giorgios Lakkotrypis, le recenti scoperte di gas realizzate dal gigante statunitense dell’energia, ExxonMobil, stimate tra le 5 e le 8 tn di m3, sono “le più importanti realizzate nella zona marittima economica esclusiva, nonché tra le più ingenti fatte a livello mondiale negli ultimi due anni”. La compagnia americana, insieme alla Qatar Petroleum, suo partner nell’attività di esplorazione, opera nell’area più promettente tra quelle esplorate finora, il cosiddetto “Blocco 10”.
ExxonMobil non è l’unica azienda ad aver ricevuto licenze esplorative da parte del governo greco cipriota. Nicosia ha già firmato contratti di esplorazione con grandi multinazionali degli idrocarburi del calibro di Total ed Eni. Ciononostante, Ankara non riconosce a Nicosia il diritto di concedere unilateralmente delle licenze a multinazionali straniere senza il proprio consenso. Un terzo dell’isola è, infatti, sotto il controllo delle forze armate turche dopo la guerra del 1974, scatenata a seguito del tentativo di golpe operato dai colonnelli greci contro l’allora presidente di Cipro, l’arcivescovo Makarios.
Ankara si oppone a qualsiasi esplorazione e sfruttamento delle risorse naturali che escludano la Repubblica turca di Cipro del Nord, la quale tuttavia non è in alcun modo riconosciuta dalla comunità internazionale. La Turchia sostiene che le ricchezze dovrebbero essere condivise tra le due comunità, la turca e la greca, che popolano l’isola. Tale condizione richiederebbe però il raggiungimento di un’intesa completa sulla questione del futuro istituzionale e politico dell’isola.
Di conseguenza, Ankara ha firmato dei contratti di esplorazione con la Turkish Petroleum nel 2009 e nel 2012, consentendo alle sue navi di esplorare i fondi marini alla ricerca di idrocarburi. L’Unione europea ha reagito all’invio della nave turca Yavuz con la minaccia di imporre delle sanzioni contro Ankara, nel caso non desistesse dai propri intenti. Inoltre, anche gli Stati Uniti e l’Egitto hanno manifestato una forte preoccupazione di fronte all’attivismo turco attorno alle acque cipriote.
L’inasprirsi delle tensioni intorno alle risorse dell’isola ha raggiunto il suo apice il 9 febbraio del 2018, quando la marina turca ha bloccato una nave inviata dall’ENI per ricercare gas naturale nelle acque cipriote. Si è trattato del primo caso, in tempi recenti, di una nave europea bloccata da navi da guerra turche.
L’ostilità crescente di Ankara nei confronti di Cipro non dipende tuttavia solo da questioni energetiche. Il controllo del Mediterraneo orientale, di cui Cipro è al centro, è un obiettivo percepito come fondamentale per la sicurezza di Ankara. Storicamente, l’unico vero ostacolo regionale alle aspirazioni turche nel Mediterraneo è stato rappresentato dalla rivalità con Atene, tradizionale alleata di Nicosia.
L’apertura di Nicosia agli investimenti delle multinazionali provenienti dall’Occidente metterebbe però la Turchia in una situazione di possibile conflitto con paesi molto più potenti della Grecia, desiderosi di prendere parte ai progetti ciprioti per perseguire i propri obiettivi di approvvigionamenti energetico.
Ciononostante difficilmente si giungerà a un conflitto tra la Turchia e Cipro riguardo allo sfruttamento delle risorse energetiche. L’obiettivo di Ankara è quello di assicurarsi delle concessioni politiche ed economiche da parte degli attori internazionali dopo l’insuccesso dei negoziati sulla riunificazione dell’isola, dovuto al rifiuto di Ankara di ritirare le proprie forze armate presenti sull’isola. Nonostante al momento sia difficile immaginare un conflitto armato per l’isola di Cipro, nondimeno occorre chiedersi come potranno reagire le autorità turche, nei prossimi mesi, alla crescente presenza di attori internazionali, tra cui l’Italia, in una zona ritenuta strategicamente rilevante per la propria sicurezza.
Alexandre Brans
Fonti
H. Smith, «Huge gas discovery off Cyprus could boost EU energy security», The Guardian, 28 febbraio 2019.
France 24, «Un forage au large de Chypre crispe les relations entre l’UE et la Turquie», 10 luglio 2019.
GPF Team, «In Cyprus, a Battle Between East and West», Geopolitical Future, 16 febbraio 2018.
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